Hardista

Compromessi alla vita

Viandante su un mare di nebbia

è un dipinto ad olio su tela di Caspar David Friedrich realizzato nel 1818. Il viandante porta già nel suo nome l’emblema del personaggio romantico, irrequieto, tormentato, alla ricerca dell’infinito rappresentato dal paesaggio e dall’orizzonte in lontananza; l’individuo che si perde di fronte alla stupefacente grandiosità della Natura, in un atteggiamento contemplativo visto come estrema esperienza interiore e spirituale.
L’uomo è al centro del quadro, così da far subire a chi lo guarda la stessa visuale sul mare di nebbia del viandante.
Personalmente questo quadro, mi da una carica autunnale esagerata, di solito dopo l’estate, le vacanze, ho bisogno di focalizzare gli obbiettivi dell’inverno, i progetti, i desideri e mi occorre racimolare forze e motivazioni.
Ora mi trovo dinnanzi a uno spaventoso monte di cose da portare a termine, ostico, come il percorso del viandante, tra la fitta nebbia, che per chi come me è nato in pianura, segno di un inconfutabile e rigido inverno.
Ma il viandante paura non ha. Siamo spaventati si. Ma chi ha paura muore tutti i giorni chi non ce l’ha muore una volta sola.

H.

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        Ecco una quadro che mi piace, quel blu intenso, a guardarlo si sente persino il vento…

Different Class

Dopo neanche un ora dal primo articolo, ho voglia già di scrivere, forse per le troppe cose da dire, come un imbuto dove la parte più piccola è la bocca e la parte più grande la testa:

Ho detto che vorrei scrivere articoli con contenuti originali ma come vi dicevo non credo di poterlo fare, visto che penso che al mondo ci sia già chi lo sta facendo ma non so dove si trovi. Quindi la storia di essere alternativi o diversi è abbastanza una palla, c’è sempre qualcuno che fa le tue stesse cose (a volte anche meglio) o ha in testa idee e pensieri come i tuoi. Predo ad esempio i maya che costruivano piramidi per arrivare agli dei, che se ci guardate bene, in Egitto ai tempi dei faraoni la cosa era pressoché uguale, se ci fosse la stata tanta comunicazione e voglia di fare gli alternativi, evitavano di farle oppure facevano gli “sboroni” con cose da megalomani!

Ecco io un annetto fa, dopo anni che non trovavo un album appagante, cambiai di tutto genere, nazione e pensieri su ciò che volevo e mi ritrovai in mano un album del 1995 inglese di un gruppo che non avevo mai sentito il nome, i “PULP” (conoscendo già i Blur, Oasis in quel periodo ero a posto) e lo comprai a un prezzo inferiore ai 5€ in un negozietto che vendeva cimeli musicali, insieme vinili e a tutto l’indi rock moderno. Preso, scartato e messo dentro al lettore cd dell’auto, mi trovai davanti a una cosa mai successa, ovvero che le canzoni sembravano già sentite, eppure giuro di non aver mai sentito queste canzoni (ascolto solamente musica italiana, per capire meglio il rapporto musica-testo, se non qualche eccezione) ma è andata veramente così.

Allora decisi di approfondire, presi il libretto all’interno della custodia e lessi attentamente ciò che c’era scritto, ascoltando musica in sottofondo, traducendo un pò quello che i testi volevano trasmettere e mi trovai di fronte a due scritte particolari, la prima sconsigliava di fare ciò che stavo facendo ovvero seguire le parole sulla musica (sono ancora vivo!) e la seconda ripeteva queste parole:

« We don’t want no trouble, we just want the right to be different. That’s all. »

(Non vogliamo avere problemi, vogliamo soltanto avere il diritto di essere diversi. Questo è tutto.)

Capi allora che non sono unico, che siamo tutti su una grande barca, e che forse comunichiamo troppo ma su cose che non ci interessano veramente, questo cd fu di grande successo in Inghilterra nel 1996, come sempre più avanti di noi, ma non perdiamoci in paragoni, alla fine siamo tutti uguali quindi avanti come gli inglesi. 😉

Vi lascio una canzone che mi piace molto di questo album se mai leggetevi il testo, e se vi piace perché no tutto l’album.

Attendo commenti…

http://www.youtube.com/watch?v=yuTMWgOduFM

Ma tu ce l’hai un blog?

Ecco, ci sono finito dentro come un pollo. Si si sono proprio un bellissimo esemplare di pollo!

Ma chi me lo fa fare di mettermi a scrivere un blog, un impegno troppo grande, ci vuole determinazione, caparbietà, un lessico ampio e accattivante per poterlo fare, io che a scuola nei temi d’italiano prendevo sempre dal 5 al 6, che se poi vogliamo aprire questa parentesi, come si fa a prendere per 13 anni di scuola dell’obbligo (…mmm 14 perché in un anno mi sono trovato particolarmente bene) un voto che non è ne 5 ne 6… 

Ecco forse qui si spiegano delle cose, forse qui si spiega tutto: ne 5 ne 6… ne sufficiente ne insufficiente… ne bianco ne nero… qualcosa che non c’è, che non esiste, che si infila tra un 5 e un 6, ma che nessuno sa che cosa sia, non si sa nemmeno se penda di più verso 6 o più verso 5, di certo non si infilerà proprio nel bel mezzo di questi due numeri e si ha la paura che penda verso 5 (come se sia sbagliato… ma ne siamo sicuri?) e si ha l’umiltà di dire che non sia 6 (cacchio! è un bel voto, non me lo merito!); ma oltre la paura, l’umiltà si ha anche una dose, una abbondate dose di curiosità di sapere, sapere  mio, ma sapere anche vostro. Cercherò di mettere in questo blog qualcosa di differente, anche se credo che sia impossibile, sono convinto che di persone come me, che finiscano tra un 5 e un 6 ce ne siano parecchie, e che le cose che scriverò non saranno nemmeno originali, spesso con errori grammaticali atroci e veramente noiose.

Sono una sigla pure io, come mi ricorda tutti i giorni il mio codice fiscale, che mi ripeto sempre a memoria (senza portarmi dietro 100 miliardi di tessere nel portafoglio) ma che viene riposto in un cassetto della memoria insieme a tanta immaginazione, ricordi e fantasia.